Sconfiggi la disoccupazione e altri problemi osservando una pianta di limoni.

Sto per spiegarti un principio cardine della mia vita, ma c’è un problema. Va in contrasto con la maggior parte di quello che finora hai creduto di sapere. Potrai avere qualche difficoltà nel guardare il mondo come non hai ancora mai fatto, ma posso garantirti che se mi seguirai fino in fondo avrai una nuova chiave per aprire tutte quelle porte che fino ad oggi ti hanno impedito di avere il lavoro che vuoi e i risultati che meriti.

Capirai perché l’impegno non basta, soprattutto quando infrangi il principio che ti sto per spiegare. Potremmo definirlo la Logica della Realizzazione. Già dal nome puoi intuire che infrangerlo significa non realizzare nulla, non solo nel lavoro, nemmeno con tutto l’impegno del mondo.

Il principio della Logica della Realizzazione consiste nel rendersi conto che la dimensione nella quale ci siamo trovati a vivere é fatta sia di cose tangibili e visibili come il tuo lavoro o il tuo conto in banca, sia di cose non visibili come ad esempio le emozioni o i pensieri.

Sono le cose che non vediamo a creare quelle che poi possiamo anche toccare. Come fa un architetto che prima immagina un progetto e poi lo realizza. Ero con mio padre quando ho maturato questa consapevolezza per la prima volta. Mio padre è stato al servizio dello Stato per circa 40 anni. Quel giorno tornavo a casa dopo dopo sette mesi che non lo vedevo. Erano trascorsi sette mesi da quando avevo dato le dimissioni dalla Polizia di Stato dopo sei anni di servizio. Erano passati sette mesi dalla mia laurea in legge, ma la cosa più bella era che da circa sette mesi ero in addestramento per diventare un Istruttore.

Ricordo quel periodo come uno dei più fertili della mia vita. Ogni giorno andavo a letto avendo finito le scorte di coraggio di cui disponevo. Ogni giorno superavo sfide che all’epoca mi sembravano enormi. Sfidavo me stesso quotidianamente come farebbe un atleta che vuole vincere la medaglia d’oro alle olimpiadi. Io quella medaglia io la sognavo tutti i giorni, più volte al giorno. Quella medaglia aveva la faccia dei miei collaboratori che ancora non conoscevo, ma che immaginavo in ogni minimo dettaglio. Li avrei conosciuti solo l’anno dopo l’episodio che sto per raccontarti, quando sono partito per aprire la sede Genio di Napoli. Quel giorno, come dicevo, ero con mio padre. Mi stava spiegando le leggi della natura. Quando finiva di lavorare si dedicava alla famiglia e alla terra. Mi spiegava la sua visione della vita attraverso le piante di limoni del suo giardino, le viti che coltivava, il vino che faceva e altre piante di cui si prendeva cura.

Quel giorno mi sono reso conto che esiste una costante presente sia in natura che nella nostra vita.  I risultati di una pianta, i frutti, si materializzano in un mondo che è sopra la superficie della terra   e quindi in un mondo che è superficiale e visibile. Questo è il mondo di ciò che quella pianta ha, possiede. Questo è il mondo dell’AVERE ma quegli stessi risultati vengono generati in un altro mondo, dentro la terra e dentro la pianta, che è profondo e invisibile. Questo è il mondo dell’essenza di quella pianta, il mondo dell’ESSERE.

Le cause della qualità e della quantità dei frutti si trovano nel mondo invisibile e profondo dell’Essere. Se i frutti non sono buoni, le cause sono da ricercare nel terreno, nelle radici o nel come la pianta assorbe i raggi del sole e l’acqua.

I sintomi invece sono evidenti nel mondo visibile e superficiale dell’Avere. Purtroppo l’educazione che abbiamo tutti ricevuto spesso travisa e e confonde le CAUSE con gli EFFETTI generando spesso un gran casino. Non occorre essere un genio per capire che è il mondo invisibile e profondo a creare i risultati del mondo superficiale e visibile. E non viceversa. Se i limoni di una pianta sono pochi, senza succo e di gusto sgradevole la causa è il limone oppure l’inefficacia della pianta nel nutrire a dovere il suo frutto? Se mentre guidi la tua auto si accende la spia della riserva, il problema non risiede nella spia che lampeggia, ma nel serbatoio quasi vuoto e che non puoi vedere. Potrebbe sembrarti ovvio e scontato ma continua a leggere, stai per ricevere una doccia fredda.

Purtroppo l’educazione che hai ricevuto infrange questo principio come uno tsunami infrange quello che trova lungo il suo percorso. Proprio come un’onda anomala, la programmazione mentale di chi è stato così educato distrugge il successo che invece meriteresti e che non puoi avere finché confondi Cause con Effetti.

Presta tutta la tua attenzione perché stai per scoprire qualè la trappola che quotidianamente uccide le chance di arrivare al tuo successo personale. Rendertene conto potrà non essere solo piacevole ma se avrai il coraggio di guardare in faccia la realtà di certo sarà liberatorio. Per aiutarti ti farò qualche esempio specifico.

Consideriamo un problema che affligge i giovani del nostro Paese. La disoccupazione, che per gli under 35 ha un tasso superiore al 35%. Significa che circa 3.500.000 giovani italiani fra i 20 e i 34 anni sono disoccupati. Tre milioni e mezzo! Tanti di questi ragazzi vorrebbero mettere su famiglia ma senza un lavoro non sono in grado di mantenere nemmeno se stessi, figuriamoci a dei figli.

Tanti di questi giovani vorrebbero mettere su famiglia, ma senza un lavoro non possono badare nemmeno a loro stessi, figuriamoci a dei figli. Tanti di questi giovani vorrebbero comprare una casa per andare a vivere da soli o con la loro compagna, ma senza un lavoro non possono avere accesso al mutuo e quei pochi che un lavoro ce l’hanno sono costretti a pagare l’affitto per tanti anni se non a vita. Alcuni di questi X milioni di ragazzi sono costretti alla soglia dei 30 anni a chiedere ancora la paghetta settimanale ai propri genitori, che giustamente vorrebbero vederli lasciare il nido. Una parte di questi giovani disoccupati è addirittura laureata. Una cosa ormai ti sarà chiara, l’assenza di lavoro scoraggia i giovani anche a cercare un’occupazione.

Infatti sono circa 3,5 milioni i giovani disoccupati demotivati e sfiduciati per i quali è stato addirittura coniato un termine che ne indichi la categoria. Si chiamano Neets. E’ l’acronimo inglese di “not (en- gaged) in education, employment or training”. La traduzione in italiano è né-né indica persone non impegnate nello studio, né nel lavoro, né nella formazione.

Sono i pigri rassegnati. Quelli che sono convinti che sia inutile cercare lavoro, tanto non se ne trova, quindi perché sforzarsi?

Due milioni e mezzo di questi sfiduciati risiedono nel mezzogiorno d’Italia, forse è anche per questo che sento la responsabilità di farti arrivare forte questo messaggio. Non voglio prendere in giro i miei coetanei, né giudicarli. Da un certo punto di vista li capisco e mi piacerebbe essergli d’aiuto.

D’altronde ti sto spiegando cosa mi ha permesso di aprire, partendo da zero, uno dei centri di formazione Genio in 21 Giorni più grandi del mondo, oltre alle altre aziende che gestisco. Fra questi giovani ci sono anche dei ragazzi molto in gamba e dalle grandi potenzialità, ma queste potenzialità sono represse dall’inconsapevole infrazione di questo sacrosanto principio che spero di riuscire a farti entrare nel cervello!

Ti ho parlato di cause ed effetti. La disoccupazione non è una causa. È un effetto. Puoi avere il motore più potente del mondo, ma se non togli il piede dal freno non andrai mai da nessuna parte.

Il tuo freno è figlio della confusione che hai tra cause ed effetti. Il problema degli effetti è che essendo immediatamente visibili ti distraggono, catturano la tua attenzione e ti fanno sprecare le tue energie inutilmente, facendoti credere che è su di loro che devi agire per risolvere il problema.

I giovani che vogliono un lavoro come usano le loro energie? Si focalizzano per la maggior parte sul mondo visibile. C’è chi va a manifestare, chi se la prende coi politici o chi, nel peggiore dei casi, si scoraggia e comincia a pensare che tanto è inutile sbattersi. Fanno quindi dipendere le loro emozioni (che sono nel mondo Invisibile e Profondo dell’Essere) dalla circostanza dell’assenza di lavoro (che si trova nel mondo Visibile e Superficiale dell’Avere), capovolgendo cosi l’iter naturale della creazione dei frutti.

Come se dai frutti dipendessero le radici e non viceversa.

Attenzione non sto dicendo che sia sbagliato manifestare, ci mancherebbe.

È un nostro diritto ed in alcuni casi anche un dovere morale. Ma sto cercando di farti capire che se non hai lavoro e ti rivedi in una delle situazioni che ho appena descritto, stai avendo la stessa reazione di un automobilista che, per risolvere il “problema” della spia della riserva, rompe la lampadina che la fa lampeggiare.

Se per migliorare la qualità dei limoni lavori lontano dalla pianta e dalla terra che la nutre, vuol dire che non hai capito questo principio.

L’assenza di lavoro nella tua vita è il limone, senza succo e dal sapore acido e sgradevole.

Tu sei la pianta che affonda le sue radici nella terra, ma la politica e le manifestazioni non fanno parte della terra immediatamente vicina a dove ti trovi. Sono terre lontane, che non hanno una responsabilità diretta e immediata della tua disoccupazione. Puoi considerarli responsabili dell’alto tasso di disoccupazione in Italia.Ma ci sono circa milioni di miei coetanei che hanno un lavoro. Alcuni di loro hanno smesso di cercarlo e l’hanno creato. Altri hanno sviluppato le capacità che servivano per ottenerlo. Continua a leggere perché tra poco ti darò una soluzione concreta se ancora non hai il lavoro che senti di meritare. Ti prometto che entro la fine di questo articolo ti regalerò 3 domande, rispondendo alle quali riuscirai a trovare l’occupazione che vuoi, a mantenerla e a fare anche carriera.

Ma non sarà una bacchetta magica!

Dovrai metterti in condizione di saper rispondere concretamente a queste domande. Potrebbero volerci dei mesi o addirittura degli anni di massiccio impegno, ma saprai che servirà a farti cogliere i limoni che desideri, quindi ne sarà valsa la pena. Prima di svelartele però voglio che tu capisca ancora meglio come la maggior parte delle persone va contro questo principio credendo di essere più furba della media. Se sei arrivato fin qui, avrai capito che il lavoro sta nel mondo visibile e i tuoi desideri, le tue scelte e decisioni in quello invisibile. Ciò che accade nell’Invisibile e Profondo Essere crea i frutti nel Visibile e Superficiale Avere. Hai capito che andare contro questo principio significa andare contro Natura. Eppure pensa a quanti giovani prendono le loro scelte e le loro più importanti decisioni in base alle circostanze. I grandi danno consigli ai giovani su cosa devono studiare sulla base della credenza che in quell’ambito ci siano più possibilità di trovare lavoro. Non sono un fan del “fai solo ciò che ami” perché a volte ciò che ami non soddisfa alcun bisogno del mercato. Ma questo concetto te lo spiegherò in uno dei prossimi articoli. Per adesso continuiamo a comprendere come infrangiamo la natura e quanto è salato il conto che sei costretto a pagare.

Se trovi un lavoro che non ti appassiona per niente e che non avresti mai voluto fare se non ti fosse servito per mettere la pagnotta sul tavolo, anche se sarà un lavoro “sicuro” e a tempo indeterminato, dovrai fare per tutta la vita qualcosa che non avresti mai scelto volontariamente.

Insomma, hai scelto di non vivere preferendo sopravvivere per tutta la tua vita. Ti sei andato a infognare in un lavoro che ti fa schifo ma ti serve per arrivare a fine mese. Ti giustifichi guardando guardando chi un lavoro proprio non ce l’ha, senza notare che vivete entrambi una vita di insoddisfazioni.

Non era questa la vita che sognavi e non è questa la vita che vorresti per i tuoi figli. Mi rivolgo anche a te genitore, formati, comprendi questo e tutti gli altri principi che cercherò di trasmetterti nei prossimi articoli. Scendi in campo mettendo in discussione qualcosa di ciò che hai imparato fino ad ora. Dai l’esempio di cosa vuol dire essere un Uomo o una Donna e smettila di consigliare a tuo figlio ciò che gli darà la SICUREZZA di una vita di stenti che non avrebbe voluto.

E a te figlio, se i tuoi genitori infrangono questo principio non fare l’errore di giudicarli infrangendone uno ancora più grave. Hanno già fatto per te più di quanto tu potrai mai fare per loro. Hanno già fatto il massimo che potevano con le risorse che avevano nello stato d’animo in cui si trovavano. Colpevolizzare chi ci ha amato e ci ama così tanto è da sciocchi. Dopo tutto, la responsabilità della tua vita è solo tua. So che ti darà fastidio legge-  re queste parole, ma qualcuno deve risvegliarti da questa anestesia di inconsapevolezza. Altrimenti non farai bei sogni, vivrai terribili incubi e quando ti sveglierai sarà solo peggio.

Per aiutarti a capire quanto l’educazione ricevuta vada in contrasto con il principio dell’albero di li- moni pensa a quante volte hai sentito dire, o hai detto tu stesso, frasi che invertono il ciclo naturale dell’Essere e dell’Avere.

Frasi come “Se avessi un lavoro stabile mi sentirei più sicuro”. Nella sintassi della frase il lavoro (Visibile) è la causa e la sicurezza personale (Invisibile) è l’effetto. Il limone è la causa e le radici l’effetto. Finché non sceglierai di affrontare le tue paure non avrai mai i limoni che vorresti e che credi di meritare.

Ti faccio altri esempi: “Quando avrò 18 anni finalmente sarò indipendente”. Di nuovo il ciclo naturale della creazione è stato invertito. A 18 anni sei punto e a capo. “Quando mi laureerò allora si che mi sentirò libero”. Salvo poi ritrovarti a fare la festa per celebrare il tuo nuovo status passato da studente a disoccupato, dove tra le emozioni pre- dominanti non c’è di certo la libertà. Viviamo in un mondo che ci educa a Vedere (mondo Visibile e Su- perficiale dell’Avere dove risiedono gli EFFETTI) per Credere (mondo Invisibile e Profondo dell’Es- sere dove risiedono le CAUSE). Secondo la Logica della Realizzazione invece bisogna essere disposti a Credere per Vedere. Bisogna essere disposti a sentirci sicuri per ottenere limoni di qualità.

Ecco quindi le tre domande che ti avevo promesso e che ti serviranno a tracciare la tua direzione. Le prime due ti saranno utili per trovare o creare il tuo lavoro. La terza serve a tenertelo e migliorarlo.

  1. COSA SAI FARE?

 La maggior parte dei giovani disoccupati che hanno passato gli ultimi 20 anni a studiare rispondono dicendo che sono laureati in qualcosa e che hanno l’attestato X con il certificato Y. Nessuna di queste risposte è una risposta giusta alla domanda. Non sto dicendo che sia sbagliato laurearsi o prendere delle certificazioni. Ci mancherebbe! Ma non è questa la risposta giusta. Mentre ti laurei occupati di formarti e di imparare qualcosa che ti piaccia. Impara a comunicare efficacemente. Sviluppa un carattere da leader e da uomo di squadra. Se hai l’occasione di fare uno stage formativo presso qualche azienda importante, anche all’estero, fallo! Anche se non é retribuito. È un investimento importantissimo. Comunque se riesci a rispondere a questa prima domanda, ciò non ti garantisce di riuscire a trovare o creare la tua occupazione.

Saper rispondere a questa prima domanda non ti garantisce di riuscire a trovare o creare la tua occupazione. Per farlo devi rispondere anche alla seconda domanda:

  1. COSA TI RENDE UNICO O RARO IN QUELLO CHE SAI FARE?

 Questa domanda è un po’ più complessa della precedente. Non devi pensare per forza a qualcosa che sai fare solo tu. Basta essere unici in qualcosa. Non per forza in quello che offri, basta anche solo offrirlo come gli altri non fanno. Non devi essere per forza un inventore. Basta anche essere un innovatore o anche essere solo originale nel come proponi ciò che sai fare. Giusto per farti un esempio se vendi carne sei solo uno dei tanti che la vendono. Se vendi carne grass fed hai molta meno concorrenza, soprattutto in Italia dove sono in molti a non sapere che é una carne di animale nutrito solo o prevalentemente ad erba. Non a caso fra i primi a venderla in Italia ci sono tre miei ex collaboratori. Su internet risultano in assoluto i primi sui motori di ricerca.

Potrei farti decine di esempi ma dovrei spiegarti diversi concetti non immediati da capire. Proprio per questo nei prossimi numeri dedicherò un articolo per spiegarti come differenziare il tuo business da tutti i tuoi concorrenti per rispondere correttamente a questa seconda domanda, creare o trovare la tua occupazione nel mercato.

Nei prossimi numeri dedicherò un articolo proprio per spiegarti come differenziare il tuo business da tutti i tuoi concorrenti per rispondere correttamente a questa seconda domanda creare o trovare la tua occupazione nel mercato.

  1. COME POSSO MIGLIORARE CIÒ CHE OFFRO E/O COME LO OFFRO?

Questa domanda ti servirà per conservare ed aumentare ciò che avrai creato

Non è tanto importante il punto di partenza ma é vitale che ti occupi di fare domani un po’ meglio di quello che hai fatto oggi. In un mondo che cambia rapidamente come quello di oggi non occuparti di rispondere a questa terza domanda equivale ad un vero suicidio lavorativo.

Esistono aziende che sono sul mercato da novant’anni. Sono quelle che si sono evolute, che si sono innovate. Non necessariamente nel prodotto offerto ma anche solo nel modo di promuoverlo. Il Ferrero Rocher é lo stesso cioccolatino di sempre ma se guardi la pubblicità del 1998 di Ambrogio che ovunque fosse tirava fuori quei cioccolatini oggi ti farebbe ridere e non sarebbe più sinonimo di lusso, eleganza e raffinatezza. Oggi la promozione dello stesso prodotto é completamente diversa.

Insomma anche qui ci sarebbe da scrivere un articolo apposta ma se hai capito la lezione dei limoni puoi già evitare di cadere nella trappola che uccide il tuo successo. Inoltre continuando a migliorare ciò che fai e/o come lo offri potrai mantenere e migliorare il successo che meriti e che ti aspetta per essere costruito.

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