Prenditi cura degli altri riservandogli un trattamento a 5 stelle.

Mentre scrivo sono in una spiaggia a Santo Domingo all’ombra di una palma come nel più classico dei cliché. Un paradiso nel Mar dei Caraibi, sabbia bianca e mare color piscina.

Sono arrivata stanca per il viaggio e per i bagagli che mi sono dovuta caricare e scaricare più volte su e giù per autobus e aerei vari da Milano a New York a Punta Cana.

Appena entro nel villaggio però cambia tutto e   mi sono sentita subito una vip. Alle valigie non ci devo più pensare, un facchino gentile me le porta in camera. Scendo dall’autobus e mi sento dire “Hola!”, mi volto e vedo il personale che mi accoglie sorridente, come se non vedesse l’ora che io, proprio io, arrivassi.

Passeggio lungo un corridoio e mi ritrovo con un aperitivo di benvenuto in mano, una granatina al succo di fragola. Giusto per rinfrescarsi un po’… Sei mai stato in un villaggio? Magari ti sei trovato bene e ti sei divertito, ma ti sei sempre sentito coccolato?

Questo villaggio è il 5 stelle migliore di Santo Domingo e tutto è curato nel minimo dettaglio. La cameriera che si occupa della mia stanza si chiama Deysi. Quando mai hai saputo il nome della cameriera che ti riassetta la camera?

Appena sono arrivata ho trovato un cartellino con la sua presentazione che mi dava il benvenuto e quando è passata è stata di una gentilezza squisita.

Non tutti i villaggi sono uguali!

In base a dove ti trovi e al numero di stelle puoi trovare asciugamani che sembrano carta vetrata o morbidi e avvolgenti, cibo straordinario o mensa da tavola calda.

Allo stesso modo quando entri in un negozio per cercare una vestito lo puoi trovare di un bel tessuto, che ti calza a pennello e in cui ti vedi bene   e ti senti a tuo agio o uno che ti stringe o mette in risalto alcuni tuoi difetti.

Quando vai dal medico ci sono quelli che ti prescrivono subito una medicina e ti rimandano a casa mentre altri invece ti ascoltano, ti fanno mille domande, instaurano una relazione, magari scappano due battute, ti studiano e poi cercano la soluzione più adatta a te.

Funzionano così anche le relazioni con gli altri. Puoi essere sgarbato o amichevole, omertoso o onesto, fregartene e pensare a te stesso o occu- parti del benessere delle persone attorno a te.

Pensa all’ultima volta in cui sei andato a fare shop- ping e sei entrato in un negozio di vestiti. Mentre provavi i vari capi la commessa si è preoccupata di come ti stavano? Si è interessata a te e ti ha consigliato onestamente o se ne è fregata finché non sei arrivato in cassa per pagare?

Eccetto alcuni negozi come Motivi, dove di solito le commesse sono carine e coccolose, o qualche piccolo negozio a conduzione propria (dove la commessa è la proprietaria del negozio) non ricevi alcun consiglio da parte del personale. Certo, è vero che conta come tu per primo ti vedi dentro quel vestito, ma forse potresti anche volere un’opinione diversa. L’attenzione che puoi ricevere dipende dal “numero di stelle” del negozio o dalle persone?

Quante volte sei stata in un negozio di alta gamma e la commessa ti ha considerato a malapena quando sei entrato senza preoccuparsi minimamente di aiutarti,ma invece è rimasta a chiacchierare con le colleghe alla cassa?

Magari un consiglio ti avrebbe fatto comodo, o un secondo punto di vista! Poi magari hai comprato quel vestito che però non indosserai mai perché quando sei tornata a casa la tua migliore amica ti ha detto: “Ma non vedi come ti sta male?” oppure “Sembri mia nonna!“ Hai speso soldi per niente e sei delusa del tuo acquisto!Se solo quella commessa si fosse un po’ occupata di te…

Sia chiaro, non voglio delegare la responsabilità agli altri. Se in quel negozio non ti trovi, cambialo! Voglio solo sottolineare che quando non ci si prende a cuore l’importanza del proprio ruolo e della differenza che possiamo fare per gli altri, questo è il risultato.

Pensa anche alle relazioni che crei con gli altri. Ne sei soddisfatto?

Probabilmente ti è successo almeno un volta nella vita di andare da un amico che in quel momento non aveva tempo per te per mille motivi. Oppure ti sei accorto che le tue relazioni con gli altri sono un po’ insipide. Non ti soddisfano! Non sono ricche di emozioni, scambi e conoscenze profonde come invece vorresti. Mi ricordo un giorno, qualche anno fa, a casa dei miei genitori. Dopo pranzo a tavola non era più seduto nessuno, ho approfittato del momento e sono andata a da mia mamma per confessarle che mi ero innamorata. Non è la mia migliore amica ma avevo la forte convinzione che lo dovesse sapere. Le racconto di questo ragazzo e di quanto ero imbarazzata ed emozionata nel provare questi sentimenti che per me erano tutti nuovi. Stava lavando i piatti. Non ha nemmeno alzato lo sguardo (si sa mai che rompa un piatto) e mi ha detto “Stai attenta e vacci piano!” Tutto qui? Almeno alza lo sguardo e ascoltarmi! Andarci piano? I consigli che solo i genitori possono dare, forse un giorno capirò perché mi ha detto quelle parole, ma in quel momento ricordo di non essermi sentita capita, ne ascoltata. Ho pensato di avere proprio una pessima relazione con lei.

Mia mamma ha 60anni, magari questo è il suo modo di preoccuparsi per me. Nessuno metterebbe mai in discussione che i nostri genitori si prendano cura di noi fin dalla nascita.

Oggi è un periodo storico diverso. I ragazzi come noi hanno molte più conoscenze di una volta, credenze diverse e soprattutto evolvono molto più in fretta! Però gli errori rimangono gli stessi.

Probabilmente c’è stato qualcuno che è venuto da te per chiederti un consiglio o un aiuto o semplicemente per sfogarsi, ma tu eri soprappensiero e gli hai dato una risposta veloce o superficiale. Non l’hai ascoltato veramente, non hai sentito le sue preoccupazioni. Magari stavi guardando Facebook e non sei stato aperto all’ascolto. Non hai dimostrato empatia come invece avresti potuto fare.

Non ti sei comportato molto diversamente da come che mia mamma ha fatto con me. Ora che ci hai riflettuto, ti senti soddisfatto di questa relazione? Non credo. Ecco perché penso che prendersi cura delle persone che incontriamo sia fondamentale.

Non importa dove sei! Non importa con chi sei! 

Importa che le tue azioni siano amorevoli! Le azioni nascono sempre da un pensiero, da un tuo modo di essere. Tu sei amorevole prima di agire!

Voglio parlarti ancora del villaggio dove mi trovo. Lo amo! Quando passeggio per i viottoli e incontro una persona dello staff, mi saluta con piacere e sorride senza sforzo. Lo so riconoscere un sorriso finto! La prima sera, a cena, fuori dal ristorante c’era un cameriere che spruzzava un gel igienizzante sulle mani alle persone che entravano. Che ruolo particolare e che lavoro assurdo! È pagato per stare lì quattro ore a pranzo e quattro ore a cena, al caldo (l’umidità è davvero alta e le zanzare sono tantissime) a spruzzare gel sulle mani dei clienti.

Chissà se ci tiene alla qualità del villaggio, forse no, eppure dimostra molta dedizione mentre svolge il suo compito. Va beh ma è pagato per farlo! Gli avranno fatto un corso per insegnargli ad essere sorridente, o forse gli hanno detto che se non sorride può perdere il posto.

In questi paesi, lavorare in un villaggio è la cosa più bella che possa capitare. Farebbero carte false per un posto del genere. Non sto parlando degli animatori del villaggio, che tutto sommato possono spassarsela. Parlo di chi cucina, di chi mi apre la porta, di chi mi rifà il letto! Il loro lavoro è veramente duro. Ma lì sono tutti sorridenti a prescindere. Sono stupita da quanto sia così strano per me! Non penso sia solo una questione culturale. Anche perché cultura o meno, quando sei a fare il cameriere al caldo e sei in divisa con giacca, camicia e pantaloni lunghi, magari tutta questa gioia non la senti. Eppure ho percepito nello sguardo di quella persona, nei gesti e anche nelle parole di saluto all’entrata del ristorante, l’intento di farmi sentire a mio agio e coccolata! Uso proprio la parola coccolata. Un insieme di disponibilità, cura, morbidezza e semplicità! Senza aspettarsi nulla in cambio!

Ma è il suo lavoro!

Ho capito che è il suo lavoro! Ma tu hai mai lavorato a contatto con il pubblico? Hai mai fatto il cameriere in un ristorante o in un bar? Sei sempre stato felice e sorridente?

Non finto,felice e sorridente in modo spontaneo. Io ho lavorato in un ristorante e fidati che per quanto mi impegnassi se quel giorno mi alzavo male dal letto o litigavo con il mio ragazzo si notava. Se uno si impegna può riuscire a sorridere anche se quello che fa non gli piace! Sono d’accordo ma… Non puoi fare finta di essere simpatico! O lo sei o non lo sei!

Non puoi fare finta di essere amorevole! Verresti sgamato all’istante!

Non puoi fare finta di essere sorridente! Gli occhi direbbero la verità!

O tu ci riesci? Io no, te ne accorgeresti in un nanosecondo! E fidati scoprono anche te! Forse non te l’ha detto nessuno perché sono abituati al tuo modo di fare! Forse hanno rinunciato a fartelo notare perché non hai ascoltato con tutti i tuoi sensi chi te lo stava dicendo!

È questione di come vuoi scegliere di vivere!

  • Quali emozioni vuoi provare e
  • Come vuoi prenderti cura delle persone attorno a te.
  • Quali sensazioni vuoi che provino le persone quando trascorrono del tempo con te?
  • Cosa vuoi che pensino della persona che hanno conosciuto?

Non sto dicendo che devi avere paura del giudizio e quindi aggiustare e correggere le tue modalità per timore. Sto dicendo che quando entri in relazione con qualcuno ricevi delle emozioni e ne trasmetti altrettante.

Allora la domanda che ti faccio è questa. Quali emozioni vuoi regalare?

Questa domanda mi ha sempre fatto riflettere e per quanto io migliori di giorno in giorno la mia capacità a relazionarmi, ad accogliere, a trasmettere emozioni, ogni volta che me lo chiedo vedo sempre qualcosa in più che posso migliorare o che vorrei fare diversamente, sempre meglio! Quando entra in ufficio una persona, sia che voglia vedere la presentazione o che sia un collaboratore o un corsista per fare tutoring, mi fermo sempre a fare due chiacchiere e mi rendo conto che, visto che è qui con me, voglio proprio farlo sentire accolto. Farlo sentire valorizzato anche se siamo due perfetti sconosciuti. Voglio che si senta a suo agio e che sappia che ci stiamo occupando di lui, delle sue esigenze, dei suoi obiettivi.

Ma è il tuo lavoro, sei pagata per farlo!

No! Io sono pagata per rispondere al citofono e aprirti la porta. Sono pagata per organizzare l’ufficio e spedirti le fatture. Lo fanno tante impiegate e segreterie. Sono pagata per fare tutoring e perché tu ottenga risultati. Sono pagata per formare i tutor. Non continuo l’elenco che è lungo…

Ma no, non sono pagata per il modo in cui lo faccio. Paradossalmente però è la cosa che mi dà più soddisfazione! Il modo che utilizzo, le chiacchiere quando entri in ufficio, l’accertarmi che stia andando tutto bene con noi, il telefonarti per sapere come ti trovi con il tuo tutor, mi da una soddisfazione immensa. Mi piace creare relazione. Mi piace occuparmi di te e mi sento bene nel farlo. Non importa se le persone mi danno qualcosa in cambio. Lo faccio a prescindere e mi fa stare bene.

Non sono nata sapendolo fare e la passione per i risultati degli altri non è nata dentro di me dal nulla. Era come se ci fosse un piccolo seme che poi ho coltivato un po’ alla volta! Mi sono dedicata ad accogliere le persone nel modo migliore che conoscevo e mi impegno nel farlo sempre meglio e poi sempre meglio. È la passione stessa a dar forza alla mente.

Chi te lo fa fare?

Bella domanda! Se provassi anche tu, lo sapresti. Se provassi ed essere più gentile e a prenderti cura dei tuoi amici te ne renderesti conto. Una bella vita non può tralasciare la premura verso il prossimo, la sollecitudine a favorire il benessere dell’altro. È una sorta di connessione che si crea tra te e l’altra persona. Se il tuo miglior amico inciampa lo aiuteresti ad alzarsi? Si!

Se inciampa un estraneo? Probabilmente no, magari pensi se ne occuperà qualcun altro! Saper prendersi cura è già dentro di noi. Solo che siamo sempre troppo di corsa e non coltiviamo le relazioni a sufficienza. Facciamo una cosa mentre ne pensiamo un’altra! Prova a fare le azioni di ogni giorno pensandoci! Paga il commesso del super- mercato sorridendogli e creando una connessione.

Luigina Montari dirige il dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia dell’Università di Verona e sull’essenza della cura dice: «Consiste nell’essere una pratica e accade in una relazione, è mossa dall’interessamento per l’altro, orientata a promuovere il suo benesserci; per questo si occupa di qualcosa di essenziale per l’altro. La cura non è un sentimento o un’idea ma un atto, perché è qualcosa che si fa nel mondo in relazione con altri.

E se gli esseri umani sono ciò che vanno facendo’, allora si può dire che il modo di fare la cura rivela il modo di essere».

Quindi tu chi vuoi essere? Garbato o sgarbato, at- tento o distratto?

Nel tuo lavoro mettici amore e cura, fallo meglio di come andrebbe fatto. Ti sentirai più soddisfatto e creerai delle reazioni più belle.

Non fare come le commesse dei negozi di vestiti. La gioia che vedrai nello sguardo delle persone con cui interagisci sarà impagabile. Quando tornerò a casa da questo posto meraviglioso so che non troverò l’aperitivo ad accogliermi. Nessuno metterà in ordine la camera al posto mio e le persone che incontro non mi sorrideranno più di cuore. Magari il tuo coinquilino si alza dal letto con il piede sbagliato e fate colazione con il broncio! Magari l’esame di un tuo amico non è andato come avrebbe voluto e ti tratta male tutto il giorno! Magari vai a visitare un museo e il signore che ti fa il biglietto è un tipo sgarbato! O vai al supermercato e incontri una commessa sgarbata. Shit happens!

Pensa a quanto sarebbe bello se ognuno fosse più amorevole! Se ognuno prendesse a cuore il proprio ruolo e lo vivesse nel migliore dei modi! Fallo tu per primo! Sii amorevole. Potresti cominciare prendendoti cura delle persone con cui vivi.

Fai una gentilezza nei loro confronti, un sorriso, preparagli il caffè e la giornata prenderà una piega diversa. Aspetta il tuo compagno o la tua compagna, come se non vedessi l’ora e corrigli incontro appena lo vedi. Metti in ordine la tua camera quando esci al mattino, prendersi cura degli altri non significa dimenticarsi di se. Prendi un bicchiere di acqua per il tuo compagno di squadra.

Guarda negli occhi le persone quando parli con loro. Sentirai le emozioni crescere e le relazioni abbellirsi.

Non è solo questione del “numero di stelle” del villaggio. Sei tu a definire quante stelle dimostra la tua accoglienza e il tuo prenderti cura degli altri.

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